Giovanni Giolitti (Mondovì, 27 ottobre 1842 – Cavour, 17 luglio 1928) è stato un politico italiano, più volte presidente del Consiglio dei ministri. Nella storia politica dell’Italia unita, la sua permanenza a capo del governo fu una delle più lunghe. Il periodo storico durante il quale esercitò la sua guida politica sull’Italia è oggi definito età giolittiana. Sebbene la sua azione di governo sia stata oggetto di critica da parte di alcuni suoi contemporanei, come per esempio Gaetano Salvemini, Giolitti fu uno dei politici liberali più efficacemente impegnati nell’estensione della base democratica del giovane Stato unitario, e nella modernizzazione economica, industriale e politico-culturale della società italiana a cavallo fra Ottocento e Novecento. Dopo un iniziale voto di fiducia, nel 1922, al nuovo governo fascista, dal 1924 si tenne all’opposizione di Benito Mussolini.
Giovanni Giolitti nasce in provincia di Cuneo nel 1842. Dopo aver lavorato per ben vent’anni al ministero delle Finanze entra in Parlamento nel 1882 come deputato per il comune di Dronero.
Dopo aver conseguito una Laurea in Legge, Giovanni Giolitti si impegnò a fondo nella pubblica amministrazione e nella politica. Nel 1882 entrò a far parte del Parlamento .
L’anno seguente Giolitti entra nel Governo Crispi come Ministro del Tesoro, divenendo Primo Ministro nel 1892. Costretto a dimettersi per via dello scandalo della Banca Romana, fece il suo ritornò al governo come Ministro degli Interni, dopo l’assassinio di Umberto I. Fu in seguito eletto Capo del Governo nei primi anni del ‘900.
L’impronta di Giovanni Giolitti nella politica italiana fu talmente importante che questo periodo politico passò alla storia come “Età Giolittiana”. Furono gli anni delle concentrazioni industriali, delle formazioni delle masse popolari socialiste e cattoliche, dell’attività coloniale italiana in Eritrea, Libia e Dodecaneso, delle rivolte per il pane e della nascita del Partito Fascista.
Il suo programma politico si fondava sullo stimolo e la protezione industriale, la protezione e la difesa del Bilancio del Regno, l’eliminazione del monopolio da parte dei privati e sull’opposizione alle forze finanziare estere.
Giolitti patrocinò l’avventura coloniale in Libia nel 1912, anche se non si dimostrò d’accordo con l’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra Mondiale. Fu per questo motivo che rassegnò le proprie dimissioni il 20 marzo 1914.
Contemporaneamente, introdusse il suffragio universale maschile, fece salire il numero di elettori a quota 8.000.000, estendendo il voto anche agli elettori analfabeti di età superiore ai 30 anni.
Fece ogni tentativo per venire a patti con Mussolini. Nel 1921, gli propose un governo di conciliazione, ma senza successo.